L'espressione assertiva del disaccordo
Abbiamo visto nel post precedente come per alcune persone possa essere un problema esprimere il proprio disaccordo rispetto a quanto viene detto.
Per alcune persone il problema è superare la paura del giudizio o il timore di offendere e ferire gli altri. Altre persone temono invece di non riuscire a gestire la rabbia e di perdere il controllo aggredendo l’altro. In altri casi il disaccordo viene espresso ma in modo inappropriato, creando chiusura e opposizione nell’interlocutore.
In questo post, attraverso la descrizione di un caso, vedremo quali siano i prerequisiti per una buona gestione del processo di disaccordo.
Cristina è una ragazza di 19 anni che si trova in un momento importante della sua vita: la scelta dell’università.
A lei piacerebbe molto studiare lettere, tuttavia i genitori vedono in lei un futuro medico.
Mamma di Cristina: “io e papà ci siamo informati e abbiamo visto che i termini per l’iscrizione al test di medicina stanno per scadere, domani andiamo a prenderti il modulo così fai subito l’iscrizione. Sarà meraviglioso quando diventerai medico, non è vero?”
Cristina tace, non è quella la sua strada ma teme di deludere le aspettative dei genitori, non trova le parole per esprimere ciò che desidera realmente.
Il caso di Cristina ci suggerisce una domanda: quali aspetti rendono difficile l’espressione del disaccordo?
- Gli schemi e le convinzioni: ad es. se Cristina ha uno schema di Sacrificio di sè, sentirà un forte impulso a fare come dicono i genitori per timore di farli stare male.
Un lavoro psicologico mirato a individuare e rendere più flessibili gli schemi disfunzionali permette di ridimensionare le aspettative irrealistiche sulle conseguenze di una propria presa di posizione.
- Il dialogo interno: con dialogo interno intendiamo come Cristina si parla, come risponde ai propri pensieri automatici negativi. Se Cristina si dice: “non posso assolutamente deluderli” o “non è un mio diritto scegliere cosa fare”, difficilmente riuscirà ad esprimere assertivamente il proprio punto di vista.
Imparare a competere con i propri pensieri negativi è un altro passo importante per riuscire ad affrontare le situazioni nelle quali è necessario affermare ciò che si pensa e discordare dalle opinioni altrui.
- L’attivazione emotivo-fisiologica: quando Cristina pensa di dover spiegare a sua madre come la pensa veramente, prova ansia, il suo cuore batte più forte e si sente un nodo in gola. Questa emozione e queste risposte fisiologiche contribuiscono a spingerla verso l’evitamento del confronto.
Le tecniche di rilassamento e autocontrollo e quelle di autoapertura ci aiutano a gestire e ad esprimere le nostre emozioni e sensazioni in modo da poter sostenere un dialogo con maggiore sicurezza.
- Insicurezza sulle modalità con cui comunicare il proprio punto di vista. Non aver chiaro come esprimere il nostro punto di vista è un ulteriore ostacolo in situazioni difficili. Ci viene incontro in questo senso la tecnica di affermazione del disaccordo proposta dall’assertività che vedremo qui di seguito.
Vediamo i passaggi con cui è possibile discordare da un punto di vista altrui senza entrare in opposizione.
a) Affermare-parafrasare
b) Attenuare
c) Chiarire cosa si intende fare
d) Dichiarare le ragioni
e) Discordare
f) Mediare
a) Prima di discordare occorre far capire all’altra persona che la stiamo ascoltando. Questo permette di mettere l’altra persona in una dimensione di ascolto evitando che si barrichi sulle proprie posizioni.
Cristina potrebbe dire a sua mamma, usando l’affermazione e la parafrasi: ”sì, capisco che tu e papà vogliate recuperare i moduli perchè desiderate che io faccia medicina”
b) Attenuare significa contestualizzare il punto di vista della persona con cui si vuole discordare.
Questa operazione permette di ricordare a noi stessi e al nostro interlocutore che si stanno esprimendo punti di vista, non “verità assolute”.
Cristina potrebbe attenuare dicendo: “so che siete stati sempre interessati alla medicina”.
c) Chiarire il processo, vuol dire introdurre l’espressione del proprio punto di vista.
Cristina: “ora però vorrei dirvi come la penso io”.
d) Dichiarando le ragioni Cristina esprime il proprio punto di vista: “desidero iscrivermi a Lettere”.
e) Infine, è possibile discordare. Cristina: “quindi non posso essere d’accordo con voi”.
g) Un ulteriore passaggio, che va preso in considerazione laddove sia necessario arrivare a un punto di vista condiviso, è la mediazione.
In questo post abbiamo visto come l’espressione assertiva di un proprio punto di vista coinvolga nella maggior parte dei casi più livelli del nostro funzionamento psicologico: pensiero, emozioni, risposte fisiologiche, comportamento.
Abbiamo poi approfondito l’utilizzo della tecnica di comunicazione assertiva per l’espressione del disaccordo.
Dott. Enrico Parpaglione psicologo a Torino
E’ interessante come con queste tecniche si riesca a esprimere il proprio punto di vista in modo sano coinvolgendo gli altri facendo capire le proprie ragioni.