La psicologia clinica, attraverso l’osservazione di pensieri-emozioni-comportamenti, permette la costruzione di nuovi significati relativi al modo in cui “funzioniamo” dal punto di vista psicologico.
Costruire nuovi significati su di sè è però solo il primo passo: starà poi a noi scegliere quali aspetti vogliamo realmente modificare.
Infine dovremo indirizzare la nostra mente e il comportamento nella direzione desiderata senza dimenticare i nuovi significati e la meta del nostro lavoro.
La psicoanalisi classica riteneva che lo scopo del lavoro su di sè fosse l’esplorazione dei significati “inconsci” al fine di sostituire la pulsionalità con la forza della consapevolezza e razionalità.
Freud vedeva il terapeuta come un archeologo che doveva riportare alla luce i tesori sepolti dell’inconscio.
Questo approccio, se pur affascinante, non sembrava però portare ad un reale cambiamento: la comprensione di per sè non porta al cambiamento!
La comprensione deve essere solo il primo passo, cui segue la scelta di una prospettiva diversa e la messa in atto di comportamenti che siano in linea con la nuova prospettiva.
Vediamo di seguito un caso che mi sembra utile per ribadire quanto detto.
Maria è stata fin da piccola timida, ma solo ora, a 25 anni, percepisce questa sua caratteristica come un problema.
Non ha amici nè ha mai avuto una relazione con un ragazzo a causa della sua timidezza poichè non si sente in grado di affrontare relazioni extrafamigliari.
Inoltre prova disagio e vergogna sentendosi diversa dai suoi coetanei e questo la spinge a chiudersi ancora di più in se stessa.
Maria racconta la sua storia ad uno psicologo ed insieme lavorano sulla comprensione delle cause che l’hanno portata a questa chiusura.
Maria acquisisce consapevolezza sull’origine e sul significato delle sue difficoltà: risalgono probabilmente all’educazione ricevuta da genitori iperprotettivi che non l’hanno aiutata ad esplorare il mondo in autonomia e a relazionarsi con i suoi coetanei.
La convinzione profonda di Maria è che il mondo sia pericoloso e le persone non siano affidabili: gli unici che ritiene degni di fiducia sono i suoi genitori.
A questo punto lo psicologo chiede a Maria di esaminare i pro e i contro che comporterebbe un cambiamento, un’apertura alle relazioni. Lo psicologo l’assiste in questa decisione senza però suggerirle in alcun modo la scelta.
Maria decide che desidera cambiare: il passo successivo sarà quello di lavorare sui comportamenti al fine di sviluppare nuove sequenze comportamentali, riconsiderando poi le nuove esperienze e le emozioni che suscitano arriverà a vedere se stessa in modo diverso.
Percorrere una strada di crescita personale significa intraprendere un pellegrinaggio in una terra inesplorata e piena di ostacoli. Ma un pellegrinaggio non è un semplice viaggio.
In quest’ultimo si ottiene un risultato solo quando si raggiunge la metà, nel primo, la più grande vittoria è l’esperienza stessa del pellegrinaggio.
Dott. Enrico Parpaglione psicologo a Torino
Un anno fa, ero pronta per compiere un
pellegrinaggio come quello di Maria ma non
sapevo dove rivolgermi. Il Suo blog è
di grande utilità e prezioso per i
viandanti che, come Maria, desiderano e
cercano il cambiamento.Complimenti per
questa iniziativa.