La Schema Therapy: terapia cognitivo-comportamentale della personalità
Si tratta di un approccio terapeutico psicologico sviluppato dal clinico e professore americano J. Young. E’ un utile strumento per intervenire sulla personalità modificando gli schemi precoci che possono influenzare la nostra vita attuale.
Se sei uno psicoterapeuta e vuoi approfondire questo modello è possibile farlo frequentando un Training Internazionale Certificato in Schema Therapy.
Young ha pensato ad un nuovo approccio terapeutico poichè si era accorto che la terapia cognitivo-comportamentale non era abbastanza efficace nel trattamento di pazienti con una storia di difficoltà psicologiche croniche.
La terapia cognitivo comportamentale richiede una costante collaborazione tra paziente e terapeuta per il raggiungimento degli obiettivi ed è orientata al presente.
Pazienti che hanno sofferto di problematiche psicologiche in quasi tutto il corso della loro vita sono spesso talmente concentrati su emozioni, traumi, comportamenti e pensieri passati da non riuscire a tenere il passo di un approccio di questo tipo.
Young pensò di arricchire la terapia cognitivo-comportamentale con i contribuiti di due approcci terapeutici: la Gestalt e l’approccio psicodinamico.
Dall’approccio psicodinamico sono stati presi in prestito concetti come attaccamento madre-bambino, sintonizzazione emotiva, empatia, coazione a ripetere, transfert-controtransfert.
Risulta centrale per la Schema Therapy in particolare il concetto di coazione a ripetere: la tendenza delle persone a rivivere e ricercare nel presente le esperienze traumatiche del passato.
Dall’approccio Gestalt, la Schema Therapy, ha acquisito le tecniche di espressione emozionale.
Alla base resta comunque la terapia cognitivo-comportamentale: si lavora per obiettivi, il terapeuta ha un ruolo attivo nell’aiutare la persona a raggiungere la consapevolezza e a perseguire gli obiettivi, l’efficacia dell’approccio è stata sottoposta a verifiche scientifiche.
La Schema Therapy fa uso di concetti quali: gli “Schemi” e le “Risposte di coping disfunzionali”.
Cosa sono gli schemi?
Si tratta di insiemi di ricordi, pensieri, emozioni, sensazioni somatiche che si sono creati a partire da esperienze di frustrazione dei bisogni emotivi primari del bambino.
Essi accompagnano la persona in tutta la sua vita. Alcuni di questi schemi disfunzionali possono rendere difficile l’adattamento della persona all’ambiente dando luogo a sintomi di disagio quali ansia e depressione.
Gli schemi sono normalmente inattivi ma vengono riattivati da particolari situazioni vissute dalla persona come spiacevoli.
Le emozioni, i pensieri, i ricordi, le sensazioni somatiche legate allo schema sono spiacevoli e chi lo sperimenta normalmente mette in atto una serie di risposte di coping (comportamenti per fronteggiare l’attivazione dello schema) che possono essere più o meno funzionali.
Cosa sono le risposte di coping disfunzionali?
Sono i comportamenti messi in atto dalla persona in risposta all’attivazione di uno schema.
Le risposte di coping possono essere di “resa allo schema”, di “evitamento dello schema” o di “ipercompensazione” dello schema.
Es. Antonia ha uno schema di deprivazione emotiva, nella sua infanzia sua madre non le ha dato le attenzioni di cui ogni bambino ha bisogno.
Antonia potrà rispondere al suo schema di deprivazione affettiva in modi diversi: scegliendo compagni anaffettivi come sua madre (resa allo schema); evitando le relazioni affettive (evitamento dello schema) o chiedendo eccessivamente attenzioni alle persone a lei vicine (ipercompensazione).
Queste tre possibili risposte comportamentali sono un modo per sfuggire dal senso di disagio creato dallo schema ma, finiscono, sul lungo periodo, per rafforzare lo schema e rendere più difficile l’adattamento della persona all’ambiente.
Nel nostro es. Antonia rischia di trovarsi male nelle relazioni, di non riuscire a crearle o di rovinarle a causa della forza del suo schema.
Quali sono gli schemi di base?
Gli schemi che sono stati individuati dal gruppo di ricerca di Young sono:
abbandono/instabilità, sfiducia/abuso, deprivazione emotiva, inadeguatezza/vergogna, esclusione sociale/alienazione, dipendenza/incompetenza, vulnerabilità al pericolo o alle malattie, invischiamento/Sè poco sviluppato, fallimento, pretese/grandiosità, autocontrollo o autodisciplina insufficienti, sottomissione, autosacrificio, ricerca di approvazione o riconoscimento, negatività/pessimismo, inibizione emotiva, standard severi/ipercriticismo, punizione.
Ci sono studi sull’efficacia della Schema Therapy?
Data la novità del modello gli studi sono pochi rispetto a quelli che supportano la terapia cognitivo-comportamentale. I risultati di questi studi confermano comunque l’efficacia della tecnica terapeutica.
Uno studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Archives of General Psychiatry (2006) dimostra che la Schema Therapy è più efficace della psicoterapia psicodinamica focalizzata sul transfert nel trattamento del disturbo borderline di personalità. E’ meno costosa e ha una minore percentuale di abbandoni della terapia.
Il disturbo borderline di personalità è una delle problematiche psicologiche più complesse da trattare con cui i terapeuti si trovano a lavorare.
Un altro studio pubbicato sulla rivista scientifica Clinical Psychology & Psychotherapy (Mar/Apr2005) ha riscontrato che lavorando sugli schemi si riducono anche i sintomi ansiosi o depressivi, proprio come il modello di Young predice.
Qual è l’obiettivo della Schema Therapy?
Un primo obiettivo è permettere al paziente di raggiungere una maggiore consapevolezza sul proprio funzionamento psicologico, ovvero sugli schemi precoci che influenzano la sua condotta, le sue emozioni e i suoi pensieri..
Un secondo obiettivo è portare la persona a sganciarsi sempre di più dall’influenza dei suoi schemi riducendo l’attivazione emotiva e affrontando i pensieri ad essi collegati.
Monitorando e modificando la propria esperienza del presente sarà possibile ridurre il la forza dello schema.
Quello che bisogna tenere presente è che non è possibile eliminare lo schema, dato che è indelebilmente memorizzato nel nostro cervello (nel sistema limbico), ciò che si può fare è renderlo più flessibile.
Per chi può essere utile la Schema Therapy?
Come abbiamo visto è stata sviluppata per il trattamento di pazienti “difficili”, in realtà nella pratica si rivela molto utile per tutti i pazienti.
Alcuni schemi disfunzionali sono presenti in tutte le persone, così come le relative risposte di coping allo schema.
In realtà solo alcune persone sono interessate e sensibili ad approfondire e a modificare questi aspetti.
In alcuni casi, coloro che vivono sintomi ansiosi o depressivi scelgono infatti di lavorare esclusivamente sull’incremento delle proprie abilità al fine di fronteggiare i problemi.
Letture per conoscere meglio la Schema Therapy
Young, J., Klosko J. (2007). Reinventa la tua vita. Raffaello Cortina
Dott. Enrico Parpaglione psicologo a Torino
ciò che fà per me… sono entrata da poco in analisi… devo ancora capire molte cose della psicoterapia… ma già solo per il fatto di aver cominciato, sarà anche retorico, ma è già un passo importantissimo per me e la mia nova vita! grazie. Manuela.