La trappola dell'iperprotezione (1° parte)
Immaginiamo di adottare un passerotto appena nato, di allevarlo in casa, di procurargli il cibo e di coccolarlo spesso. Il simpatico animale si abituerà a vivere nella nostra abitazione e in nostra presenza.
Ora immaginiamo, dopo tre anni di liberarlo in un bosco. Cosa capiterà al nostro amico?
Probabilmente ci cercherà disperatamente e tenterà di ritornare nel posto in cui viveva. Senza dubbio avrà parecchie difficoltà a sopravvivere, trovare il cibo ed evitare di diventare lui stesso cibo per i gatti. Rischierà di morire perché nel corso dei suoi primi anni di vita non ha fatto esperienza di ambienti diversi e potenzialmente pericolosi.
Questo esempio ci aiuta a capire cosa può accadere a persone che passano la propria infanzia e adolescenza (e a volte anche età adulta) in un ambiente troppo protettivo.
Nella nostra società tende ad essere sottovalutato il pericolo di un approccio genitoriale iperprotettivo. Se siamo tutti d’accordo che genitori maltrattanti e abusanti danneggiano il bambino, più difficile è far passare il concetto che il bambino possa essere indebolito da troppe attenzioni e protezione.
L’iperprotezione non viene infatti di solito descritta come pericolosa ma è spesso giustificata e confusa con l’amorevolezza.
In realtà questo atteggiamento genitoriale non permette al figlio di sviluppare quegli anticorpi e quella autonomia di cui avrà bisogno per affrontare le difficoltà della vita.
Alcuni anni fa, mi colpì leggere una ricerca condotta sui “figli della crisi” del 1929 negli Stati Uniti.
Nel 1929, come è noto ci fu un periodo di forte crisi economica negli USA con il crollo della borsa di Wall Street e gravi ripercussioni economiche e sociali sulle famiglie americane dell’epoca.
Nella ricerca in questione, si voleva analizzare l’impatto della crisi sulle giovani generazioni che erano state investite direttamente dall’improvvisa caduta in povertà della propria famiglia.
Seguendo queste persone per anni e confrontando l’evoluzione delle loro vite con quella di coetanei che non erano stati toccati dalla crisi i risultati furono sorprendenti: i bambini la cui vita era stata resa difficile dalla crisi, una volta adulti, avevano raggiunto ruoli di maggiore prestigio e successo rispetto ai loro coetanei non coinvolti nel problema.
Sembra che le gravi e improvvise difficoltà familiari avessero spinto le persone a darsi da fare e a rendersi autonome permettendo loro di affrontare con più efficacia le sfide in età adulta.
Nei prossimi due post vedremo perché i genitori possono essere troppo protettivi, come si manifesta questo stile educativo e quali conseguenze comporta. Infine vedremo come può essere affrontata con una terapia cognitivo comportamentale.
Dott. Enrico Parpaglione psicologo a Torino
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