La trappola dell'iperprotezione (parte 3)
Le conseguenze
Senza dubbio il carattere (ovvero la parte genetica della nostra personalità) media le conseguenze di questi atteggiamenti genitoriali.
Ci sono insomma bambini più vulnerabili che con più facilità verranno danneggiati da uno stile genitoriale iperprotettivo.
Inoltre dobbiamo tenere presente che i problemi si verificano solo se il genitore ripete costantemente e rigidamente uno degli schemi disfunzionali visti.
Di solito l'infanzia e la prima adolescenza di figli iperprotetti passano spensierate e senza grossi problemi.
A volte possono comunque manifestarsi già in questo periodo comportamenti capricciosi, difficoltà a staccarsi dai genitori e a socializzare con i coetanei.
La crisi vera e propria emerge quando, nel corso della giovinezza, il ragazzo viene messo di fronte ad una serie di sfide alle quali non si sente preparato.
Ad es. prendere la patente, creare relazioni intime, iscriversi all’università, trovare un lavoro.
Tutto questo avviene in un ambiente nuovo e molto più complesso rispetto a quello ovattato nel quale aveva vissuto fino a quel momento.
La persona che è stata iperprotetta si sentirà insicura e spaventata di fronte alle sfide che la vita le propone.
Non accetterà di farsi carico delle proprie responsabilità ma cercherà di far scegliere gli altri per lui, si farà trascinare dalla corrente piuttosto che prendere le redini della propria vita.
Come uscirne
La terapia cognitivo comportamentale e la schema therapy possono fornire un valido supporto per il superamento di queste problematiche.
Per aiutare una persona ad affrontare i propri schemi di vulnerabilità, dipendenza o invischiamento e immaturità sarebbe preferibile intervenire anche sulla famiglia. Soprattutto se, come spesso accade, la persona che chiede aiuto (spesso per depressione, bassa autostima o ansia) vive ancora a stretto contatto con i propri genitori.
Il lavoro con la famiglia è indirizzato alla comprensione e alla modifica dei comportamenti genitoriali che mantengono la dipendenza, le paure o la scarsa autonomia del figlio.
Il percorso con il figlio ha come scopo invece il rafforzamento dell’autostima, la maturazione della personalità verso una maggiore autonomia. Cimentandosi in nuove esperienze la persona potrà migliorare la propria capacità di affrontare le paure, le novità e i problemi quotidiani.
Si tratta di un percorso che richiede tempo e deve passare per una prima fase di affiancamento con il terapeuta che poi aiuterà la persona a staccarsi gradualmente.
Dott. Enrico Parpaglione psicologo a Torino
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