"Sono depresso e passo le mie giornate nella mia casa a Torino ma non ho la forza di chiedere aiuto". Richiedere una psicoterapia per la depressione è un buon segnale perchè vuol dire che hai già fatto un primo passo verso il miglioramento della tua vita.
Ma quale terapia è indicata per la depressione? Per chi soffre di depressione le terapie consigliate dalla ricerca scientifica sono la Terapia Farmacologica e la Terapia Cognitivo – Comportamentale.
La scelta di uno e di entrambi i trattamenti avviene successivamente alla valutazione della gravità del disturbo.
La terapia farmacologica è utile soprattutto nelle forme gravi di depressione: in questi casi il farmaco permette di alleviare la sofferenza del paziente, ridurre l’isolamento sociale ed evitare la messa in atto di comportamenti anticonservativi.
Può essere utile affiancare a questo trattamento una terapia cognitivo comportamentale che, almeno inizialmente, sarà incentrata su interventi comportamentali, anche a domicilio se necessario.
Nelle forme moderate di depressione la terapia cognitivo comportamentale ha un’efficacia paragonabile a quella dei farmaci con il vantaggio di rendere meno probabili le ricadute e di non presentare alcun effetto collaterale.
Per la depressione di gravità lieve la terapia cognitivo comportamentale è l’approccio più indicato. Secondo il National Institute of Clinical Excellence, in questi casi il rapporto costi-benefici non giustifica l’uso di farmaci.
Cos’è la terapia cognitivo comportamentale della depressione?
Si tratta di una combinazione di tecniche e strategie terapeutiche che si sono dimostrate efficaci nel trattamento della depressione.
• Fase psicoeducazionale: si trasferiscono alla persona informazioni sui meccanismi che causano e mantengono la depressione. Se necessario, si lavora allo stesso modo con i familiari della persona depressa: spesso infatti la famiglia involontariamente rinforza alcuni atteggiamenti del paziente che mantengono la depressione.
• Tecniche cognitive: terapeuta e paziente identificano e mettono in discussione i pensieri negativi e le convinzioni che contribuiscono a creare e mantenere il disturbo. Spesso i pensieri sono del tipo: “non valgo nulla”, “sono incapace”, “è tutta colpa mia”, “gli altri sono migliori di me”, “è tutto così difficile”, “rovinerò tutto”,”non ce la farò mai”, “continuerò a sbagliare”, “è una catastrofe”,…
• Mindfulness: i pensieri depressivi sono talvolta presenti con una tale frequenza e persistenza che risulta difficile operare una ristrutturazione cognitiva. In questo caso non si interviene in prima battuta sulla ristrutturazione dei pensieri, si aiuta invece il paziente a imparare come sia possibile staccare la mente da qualunque pensiero.
• Intervento comportamentale: i sentimenti di ansia e tristezza tendono a spingere la persona depressa all’inattività e alla passività. Chi è depresso tende ad evitare ogni attività impegnativa e a delegare spesso agli altri tralasciando le proprie responsabilità. La crescente inattività non fa però che aumentare le rimuginazioni negative e i sentimenti depressivi. L’intervento comportamentale ha come scopo quello di rompere questo circolo che si autoalimenta attraverso la programmazione di attività durante le sedute.
• Rilassamento e respirazione addominale: la depressione può essere accompagnata o preceduta da sintomi d’ansia. Il rilassamento neuromuscolare progressivo e la respirazione lenta diaframmatica aiutano a ridurre questi sintomi e a infondere calma e tranquillità.
• Training assertivo: la persona depressa molto spesso presenta difficoltà ad esprimere i propri bisogni e a non subire passivamente gli altri. Attraverso il training assertivo imparerà a raggiungere un equilibrio tra i propri bisogni e quelli altrui.
• Tecniche di problem solving e decision making: l’apprendimento di tecniche di problem solving e decision making possono aiutare la persona a prendere decisioni e fare scelte in autonomia.
Gli effetti della terapia cognitivo comportamentale sulla depressione possono essere potenziati, una volta che la sintomatologia più grave è rientrata, lavorando sulla storia di vita della persona e sugli schemi profondi di funzionamento attraverso la Schema Therapy e altri approcci orientati allo sviluppo di abilità quali l’Acceptance Commitment Therapy.
Dott. Enrico Parpaglione psicologo a Torino
Ma quando si ha un familiare che sta male come si puo’ convincerlo che sarebbe il caso di farsi vedere da un bravo professionista?