Terapia dell'ansia sociale a Torino: come riconoscerla e superarla
Terapia ansia sociale Torino. Il dott. Enrico Parpaglione tratta la fobia sociale con la terapia cognitivo comportamentale a Torino. Se soffri di ansia sociale oppure stai cercando informazioni perchè una persona a te cara ne soffre potrai trovare informazioni nelle risposte alle domande più frequenti sull'ansia sociale e sulla sua terapia.
Cos’è l’ansia sociale (o fobia sociale)?
L’ansia sociale è un disturbo caratterizzato dalla paura di essere giudicati e valutati negativamente dalle altre persone. I sentimenti a cui porta sono di inadeguatezza, inferiorità, umiliazione, depressione, imbarazzo.
La persona che soffre di ansia sociale prova un forte disagio quando partecipa a situazioni sociali (feste, gruppi, locali pubblici) o deve svolgere attività a contatto con altre persone (parlare in pubblico, parlare ad uno sconosciuto, lavorare davanti ad altre persone).
Quanto è diffusa l’ansia sociale?
L’ansia sociale è un disturbo comune che influisce in maniera importante sulla vita relazione e lavorativa di milioni di persone.
Negli Stati Uniti la probabilità nel corso dell’anno di soffrire di questo disturbo è stimata al 7% mentre la probabilità di soffrirne nel corso della vita è del 12%. Negli Stati Uniti risulta il disturbo mentale più diffuso dopo la depressione e l’alcolismo.
In Italia queste cifre sono nettamente più basse, possiamo ipotizzare che questa differenza importante sia dovuta almeno in parte a differenze socioculturali.
In italia infatti la probabilità di soffrire nel corso dell’anno è stimata all’1 per cento mentre la probabilità di soffrirne nel corso della vita è stimata al 2%.
Ansia sociale specifica o generalizzata?
Chi soffre di ansia sociale generalizzata avrà timore del giudizione delle persone e proverà ansia in tutte o quasi le situazioni sociali. Evidentemente questa condizione è molto invalidante per la persone soprattutto se porta all’evitamento delle situazioni stesse.
Chi soffre di ansia sociale specifica ha invece difficoltà che sono collegate ad una specifica situazione spesso in cui si trova a dover eseguire una particolare prestazione. Esempi di ansia sociale specifica possono essere l’ansia di parlare in pubblico e l’ansia di scrivere davanti ad altre persone.
In quali occasioni prova ansia chi soffre di ansia sociale?
Le persone con l’ansia sociale fanno esperienza di disagio intenso in situazioni come le seguenti:
• Essere al centro dell’attenzione;
• Essere presentati ad altre persone;
• Approcciarsi ad un’altra persona per interesse romantico o amicale;
• Fare una domanda in un gruppo di formazione o ad una riunione;
• Incontrare persone nuove;
• Incontrare persone autoritarie;
• Essere osservati mentre fanno qualcosa, ad es. mentre mangiano o lavorano davanti agli altri.
Quali sono i sintomi di ansia sociale?
A) Angoscia mentale. Le persone con ansia sociale sono afflitte solitamente da pensieri negativi e dubbi rispetto se stesse, come ad esempio: sono vestito in maniera appropriata? ho degli argomenti validi di cui parlare con quelle persone? potrei risultare stupido o noioso? se gli altri non ti piaccio ? se la gente nota che sono nervoso? Nella mente di queste persone vi è la paura di un possibile rifiuto o disapprovazione da parte degli altri e sono presenti tentativi di tenere sotto controllo i segnali che confermino le loro aspettative negative circa se stessi.
b) Sintomi fisici. L’ansia sociale è accompagnata da un reale disagio che si ripercuote a livello fisico.
Sono frequenti sintomi come:
• tremori,
• palpitazioni,
• sudorazione eccessiva,
• rossore,
• accelerazione del respiro,
• dolori allo stomaco o all’intestino,
• nausea,
• alcune persone al momento di parlare iniziano a balbettare,
• sensazione di una mancanza totale di controllo.
c) Evitamento. Le persone con ansia sociale tendono ad evitare le situazioni sociali che percepiscono come pericolose. L’evitamento è una strategia apparentemente efficace sul breve periodo che tuttavia ha dei costi molto alti sul lungo periodo.
Se la persona evita le situazioni sociali ad es. potrebbe non recarsi più al ristorante, alle feste o non conoscere più persone nuove. Sul breve termine questa strategia sembra funzionare, la persona infatti si sente meno ansiosa e le sembra di stare meglio. Sul lungo periodo tuttavia la sua vita è più vuota e vedendo sempre meno persone anche le sue abilità sociali tendono ad impoverirsi.
In alcuni casi le persone utilizzano delle modalità solo parzialmente evitanti facendo uso di quelli che i terapeuti cognitivo comportamentali chiamano “comportamenti protettivi”. Una persona potrebbe ad es. andare ad una festa ma ubriacarsi al fine di ridurre il livello di ansia, oppure potrebbe abusare di psicofarmaci per lo stesso motivo, o ancora potrebbe andare alla festa ma rimanere emotivamente distaccato allo scopo di non contattare la sua parte emotiva.
Anche queste strategie, sebbene sul breve periodo possano apparire utili in realtà sono controproducenti e possono persino far insorgere nuovi problemi. Ad es. la persona potrebbe finire per abusare ripetutamente di alcol o di psicofarmaci creando un nuovo problema, la dipendenza da queste sostanze! Oppure mantenendo un distacco emotivo da sè e dagli altri potrebbe portare le persone accanto a lui a stargli emotivamente distanti.
Il grande problema dell’evitamento è che riduce le nostre esperienze e quindi rende anche più difficile la messa in discussione delle nostre convinzioni. Ad es. come potremmo mettere in discussione la convinzione “non troverò mai un ragazzo” se la persona continua ad evitare di uscire di casa?
Keith A. Nichols (1974) ha individuato alcune caratteristiche dell’ansia che deriva dalla paura di essere valutati, di seguito vengono riportate le principali:
1 La percezione della disapprovazione e della critica da parte degli altri. Chi soffre di ansia sociale tende a fidarsi poco delle altre persone, a viverle come una minaccia ad aspettarsi di ricevere da loro, attacchi, critiche, umiliazioni.
2 L’aspettativa di essere disapprovato dagli altri. Si aspetta pertanto che gli altri disapprovino la sua condotta ed il suo modo di essere o di apparire.
3 Bassa autostima. Chi soffre di ansia sociale tende a vedersi in maniera più negativa, ad avere cioè una bassa stima di sè.
4 La sensazione di essere osservato. Chi soffre di ansia sociale si aspetta che gli altri siano concentrati su ciò che fa e su come si sente
5 L’interpretazione esagerata del feedback sensoriale relativo a tensione e imbarazzo. Le persone con questo disturbo pensano che le loro reazioni emotiva siano visibili agli altri
6 La scoperta di reazioni e sensazioni corporee in situazioni sociali. Chi soffre di ansia sociale tende ad ipercontrollare le proprie reazioni emotive nelle situazioni sociali.
7 La paura di essere visto come chi non sa mantenere il controllo. La persona con fobia sociale non vorrebbe mostrare le proprie emozioni agli altri apparendo il totale controllo, vede nelle sue reazioni emotive un pericolo
8 L’imprevedibilità della risposta d'ansia. La persona può essere spaventata dalla difficoltà di prevedere quando arriverà un’attivazione emozionale.
Quale terapia è efficace per l’ansia sociale?
Un programma di terapia cognitivo comportamentale per l’ansia sociale utilizza metodi, strategie e concetti che permettono al cervello delle persone di cambiare modificando i soliti schemi di funzionamento.
Il NICE (National Institute for clinical care and excellence) ha identificato una serie di linee guida basate sui protocolli di trattamento che attualmente hanno un’evidenza scientifica. Il NICE è un’ente di riferimento per la sanità pubbliga inglese. Si occupa dell'analisi della letteratura in campo medico e tecnologico biomedico, con particolare interesse per la valutazione del rapporto costo/efficacia. Il Nice ha acquisito una elevata autorevolezza in campo internazionale, anche come modello per lo sviluppo di Linee Guida cliniche.
Protocollo NICE per l’ansia sociale: Modello di Clark/Wells
- Training sistematico nel focalizzare l’attenzione all’esterno;
- Esperimenti comportamentali per testare le credenze negative con collegata l’assegnazione di compiti a casa;
- Training di discriminazione o rescripting* per fronteggiare i ricordi problematici di traumi sociali;
- Esame e modificazione di credenze centrali;
- Modificazione del processamento pre e post evento;
- Prevenzione delle ricadute.
Protocollo NICE per l’ansia sociale: Modello di Heimberg
- Psicoeducazione sull’ansia sociale;
- Ristrutturazione cognitiva;
- Esposizione graduale alle situazioni temute; sia all’interno delle sessioni di trattamento che come compito a casa;
- Esame e modificazione delle credenze centrali
- Prevenzione delle ricadute.
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Terapia cognitivo-comportamentale a Torino di un caso di ansia sociale
Silvia riferisce che già da bambina provava ansia a stare vicino ai suoi coetanei. Desiderava avere amici ma non riusciva a legare e si ritrovava da sola.
Nel corso dell’adolescenza e in età adulta ha iniziato ad avvertire sintomi di attivazione psicofisiologica quali tachicardia, sudorazione e tremori quando stava a contatto con le altre persone.
Per molto tempo ha convissuto con questo problema, decidendosi a chiedere aiuto solo quando si è accorta che si stava isolando sempre di più e che questo le precludeva una vita sentimentale soddisfacente.
Per superare la sua ansia sociale Silvia ha affrontato un percorso di trattamento cognitivo-comportamentale. In primo luogo si è sottoposta ad una fase di diagnosi (detta anche valutazione o assessment) nella quale è stato definito meglio il problema. L’intervento vero e proprio è iniziato con un incontro psicoeducazionale, in cui sono state spiegate a Silvia le relazioni tra i suoi comportamenti, pensieri ed emozioni e la sua ansia.
Negli incontri successivi, anche grazie all’ausilio di tecniche di automonitoraggio dei pensieri, sono state raccolte ed analizzate le convinzioni e i pensieri automatici che alimentavano la sua ansia, così come i comportamenti di evitamento che metteva in atto.
Silvia era convinta che se non fosse stata attenta ad ogni suo gesto e parola avrebbe sicuramente fatto una brutta figura di fronte agli altri. Si immaginava già umiliata dagli altri per i suoi eventuali errori e provava vergogna.
Per il timore di essere giudicata negativamente metteva una forte pressione a se stessa, cercando di essere perfetta quando era a contatto con le altre persone. Tutto ciò non faceva altro che alimentare e incrementare la sua ansia sociale.
I pensieri di Silvia sono stati messi in discussione e disconfermati grazie a tecniche cognitive e comportamentali. Le tecniche comportamentali di esposizione hanno giocato in questo caso un ruolo importante.
In particolare gli esercizi antivergogna, le hanno permesso di ridurre dreasticamente il timore del giudizio altrui. A questi sono state affiancate tecniche comportamentali come i role play e gli esercizi di rilassamento.
Tra una sessione e l’altra è stato richiesto a Silvia di svolgere una serie di prove comportamentali per tenersi in allenamento. L’intervento si è completato con la “prevenzione delle ricadute” che ha preparato Silvia ad eventuali momenti di futura difficoltà.
Durante questo training, durato circa 20 ore di lavoro intensivo, Silvia ha ridimensionato l’importanza del giudizio altrui sulla propria condotta e ha imparato a gestire i propri pensieri negativi e e le risposte fisiologiche. Le è stato possibile mettersi in gioco con gli altri e provare piacere stando insieme alle altre persone.
Silvia racconta: “ho deciso di chiedere aiuto poichè provavo molto disagio, evitavo le relazioni sociali per paura di stare male, anche se, dentro di me, desideravo conoscere meglio le persone.
In particolare nelle situazioni di gruppo mi aspettavo di essere osservata e giudicata, questo mi faceva sentire ancora più impacciata, arrossivo, balbettavo, sentivo il bisogno di allontanarmi per stare meglio. Ora posso finalmente rapportarmi con le persone con più tranquillità, chiedere un’informazione per strada, andare a mangiare da sola in un ristorante o stare in mezzo alle altre persone senza aver paura di essere giudicata. Sono più contenta di me stessa”.
Severe social anxiety - NICHOLS - 1974 - British Journal of Medical Psychology - Wiley Online Library
The cross-national epidemiology of social anxiety disorder: Data from the World Mental Health Survey Initiative
Dott. Enrico Parpaglione psicologo a Torino
4 commenti
Commento di: anonima Visitatore
Commento di: admin Membro
Gentile D. non mi è possibile fare affermazioni specifiche sul tuo caso visto che non lo conosco.
Ciò che posso dirle è che spesso la nostra sofferenza è collegata con modalità di pensiero arbitrarie che ci fanno giungere a valutazioni negative su noi stessi e sull’ambiente in cui viviamo in assenza di prove di fatto.
Può provare a leggersi il post in cui parlo di queste modalità di pensiero e chiedersi se potrebbero essere una delle cause del suo malessere.
Cordiali saluti
Dott. Enrico Parpaglione
Commento di: giuseppe Visitatore
salve io sin da bambino ho avuto una forte timidezza ed o sempre cercato di allontanarmi dagli altri. ora ho 35 anni, sposato e con bambini. ma tuttora nononstante abbia provato a confrontarmi con gli altri, mi allontano quando mi vedo coinvolto oppure arrossisco abbassando lo sguardo. alcuni dicono che sono falso, ma non e’ cosi
Commento di: grazia Visitatore
anche io come silvia sofro di ansia sociale,ho chiesto aiuto,al dottore di famiglia, alla mia famigia,e come risposta,mi hanno detto che era tutto frutto della mia immagginazione,se mi confido con qual cuno,non riesco ad esprimermi bene,cosi mi insultano e mi ddanno della pazza.
caro dottore, sto avendo una bassa autostima di me stessa, per fatti avvenuti l’anno scorso,cioè ho fatto la spia e da lì è successo un casino. Sto soffrendo moltissimo, perchè ho paura che adesso le persone con cui sto accanto ora non mi vorrebbero più bene o perderebbero la fiducia in me.
Il sito è molto utile.
Grazie