La terapia cognitivo comportamentale e il dolore cronico
Per dolore cronico si intende un' esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole, associata o meno a danno tessutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di un simile danno (IASP, 1994), che perdura per più di tre mesi dall’evento scatenante.
Può portare ad una progressiva riduzione della autonomia, disturbi del sonno, alterazione delle abitudini sociali e lavorative, diminuzione delle relazioni sociali fino all’isolamento sociale. Proprio per tali caratteristiche coinvolge aspetti emotivi e cognitivi della persona che possono influenzare in modo importante l’esito terapeutico.
L’intervento terapia cognitivo comportamentale può aiutare la persona a gestire pensieri e comportamenti che perpetuino o peggiorino la condizione di dolore attraverso la ristrutturazione cognitiva, sessioni di rilassamento, mindfulness, pianificazione delle fasi di addormentamento e programmazione di attività piacevoli. L’obiettivo che si pone questo modello d’intervento è rendere il dolore compatibile con una buona qualità di vita, ridurre l’angoscia del dolore e la negatività a esso associata.
Un aiuto alle persone che soffrono di dolore cronico arriva dalla terapia cognitivo comportamentale a partire dalla gestione della qualità del sonno, infatti, dormire poco e male costituisce uno degli elementi di amplificazione della situazione dolorifica e fa da freno alla possibilità di intraprendere delle attività che producono un miglioramento della qualità di vita del paziente. La presenza di un pensiero di tipo catastrofico caratterizza le persone colpite da dolore cronico, è importante intervenire quindi su questo versante proprio perché questo tipo di pensiero funziona da mediatore, assieme a depressione e credenze di evitamento, tra dolore cronico e autonomia personale. Il pensiero catastrofico è uno degli aspetti centrali di intervento della terapia cognitivo comportamentale proprio perché influenza in modo importante sia la percezione legata al dolore, sia può influenzare in modo negativo le condotte salutari che il paziente dovrebbe mettere in atto (es. controllo del peso, attività fisica, assunzione corretta dei farmaci).
Dott. Enrico Parpaglione psicologo a Torino
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